ABYSS CLEANUP
Il problema dell’inquinamento marino è un argomento sempre più discusso e sotto gli occhi di tutti, secondo una ricerca della World Bank, nel mondo vengono prodotti 3,5 milioni di tonnellate di rifiuti solidi al giorno. Parte di questi finiscono in mare dove, se non rimangono in acque costiere, vengono catturati dalle correnti oceaniche e possono essere trasportati in tutto il mondo.
i si chiede sempre più quali siano le soluzioni per rimediare a questo dilagante problema. Gli obiettivi da raggiungere restano la limitazione della produzione di materiali plastici monouso, il miglioramento dei sistemi di gestione dei rifiuti e la sensibilizzazione della popolazione al riciclo e alla riduzione dei consumi superflui, ma nel frattempo bisogna lavorare nella rimozione di ciò che già si trova in giro.
Nato dall’idea del documentarista Igor D’india, il progetto Abyss Cleanup si prefigge l’obiettivo di affrontare il tema dell’inquinamento marino e proporre soluzioni concrete per arginare il problema.
L’intervista ad Igor sul progetto ed i contributi fotografici sono stati pubblicati sul sito web di National Geographic Italia.
Il problema dell’inquinamento marino è un argomento sempre più discusso e sotto gli occhi di tutti. La presenza di plastica galleggiante, gli ormai enormi accumuli sottomarini, il continuo deposito di rifiuti sulle coste, sono solo alcuni dei fenomeni evidenti a cui ormai ci stiamo abituando.
I depositi di rifiuti sul fondale possono essere riscontrati da pochi metri alle profondità abissali. La loro presenza desta grande preoccupazione sulle conseguenze che potrebbero avere sull’ecosistema marino, già abbondantemente alterato dalle attività umane.
Le zone di accumulo possono generarsi mediante l’azione delle correnti marine che tendono a convogliare questi materiali in punti ben precisi in combinazione con la morfologia costiera e dei fondali. In alcuni casi però il rilascio volontario da parte dell’uomo è all’origine delle discariche sottomarine che vengono costantemente alimentate dallo scarico di nuovi rifiuti.
La presenza su fondi sabbiosi di accumuli di rifiuti possono creare nuovi substrati sui quali le specie sessili riescono ad insediarsi espandendo la loro distribuzione. Questa nuova condizione può alterare la rete alimentare e le caratteristiche di specifici ambienti con conseguenze ancora poco chiare.
Secondo una ricerca della World Bank, nel mondo vengono prodotti 3,5 milioni di tonnellate di rifiuti solidi al giorno. Parte di questi rifiuti finiscono in mare dove, se non rimangono in acque costiere, vengono catturati dalle correnti oceaniche e possono essere trasportati in tutto il mondo. I materiali plastici, inizieranno un lento processo di degradazione con formazione di piccole particelle, le microplastiche. Queste possono essere ingerite dagli organismi marini entrando di fatto nelle catene alimentari, ed esporre anche l’uomo a potenziali rischi per la salute.
La presenza della plastica in mare è ormai estremamente diffusa e si stima che siano quasi 700 le specie animali a subirne gli effetti. In alcuni casi i danni sono evidenti e conducono di frequente alla morte.
Le reti fantasma, reti da pesca abbandonate sui fondali o alla deriva, continuano a causare morte, intrappolando qualsiasi specie animale con gravi ripercussioni sulle specie protette. La loro presenza risulta pericolosa anche per le attività subacquee e la balneazione. Secondo il report FAO le attrezzature da pesca costituiscono circa il 10% di tutti i rifiuti presenti in mare.
Oggi ci si chiede sempre più quali possano essere le soluzioni per trovare rimedio a questo dilagante problema. Gli obiettivi da raggiungere restano la limitazione della produzione di materiali plastici monouso, il miglioramento dei sistemi di gestione dei rifiuti e la sensibilizzazione della popolazione al riciclo e alla riduzione dei consumi superflui.
Parallelamente si cerca di intervenire attivamente sulla rimozione dei rifiuti mediante interventi diretti con l’ausilio di personale specializzato e lo sviluppo di tecnologie che accelerino questo processo. Le operazioni di monitoraggio dei fondali alla ricerca di zone di accumulo di rifiuti marini prevede l’impiego, oltre che di tecnologie e strumentazioni specifiche, anche di operatori e tecnici che realizzino i sopralluoghi per verificare l’entità e la tipologia di rifiuti presenti.
Le operazioni di recupero prevedono protocolli e tecniche specifiche a seconda delle profondità operative e della tipologia di rifiuti da prelevare. Avviene mediante l’ausilio di imbarcazioni ed attrezzature dedicate e prevede alcune fasi tecnicamente rischiose per gli operatori in mare. La fase conclusiva prevede il trasporto a terra dei rifiuti raccolti e la consegna agli organi competenti per lo smaltimento.
La convergenza di tutte queste azioni potrebbe essere la soluzione per arginare in parte il problema e ridimensionare l’ormai avviato processo di alterazione dell’ecosistema marino.
Nato dall’idea del documentarista Igor D’india, il progetto Abyss Cleanup si prefigge l’obiettivo di affrontare il tema dell’inquinamento marino e proporre soluzioni concrete per arginare il problema.
L’intervista ad Igor sul progetto ed i contributi fotografici sono stati pubblicati sul sito web di National Geographic Italia.