CODIBUGNOLO DI SICILIA
Le storie a volte nascono per caso.
Nel mese di aprile di diversi anni fa, dopo aver trascorso una deliziosa giornata primaverile in montagna d’improvviso scorgo il frenetico movimento di una coppia di piccoli uccelli.
Mi soffermo un attimo e dopo qualche minuto eccoli ricomparire, sono proprio loro, i Codibugnoli di Sicilia.
Da questo primo incontro nasce inizio ad approfondire le conoscenze su questo piccolo passeriforme. Mi documento e periodicamente torno sul posto ad osservarli.
La lunga frequentazione mi ha insegnato a conoscere i comportamenti e le abitudini di questi piccoli e schivi abitanti dei boschi e ancora oggi rizzo le orecchie ogni qualvolta percepisco il loro flebile verso, sperando sempre nella fortuna di poterli ammirare per qualche secondo.
Le storie a volte nascono per caso. Un incontro fortuito dà inizio a tutto, il tempo scandisce poi il susseguirsi degli eventi che generano infine un racconto carico di emozioni. Questo è uno di quei casi in cui gli eventi ed il sottoscritto si sono incontrati un giorno, in modo del tutto casuale.
Nel mese di aprile di cinque anni fa, dopo aver trascorso una deliziosa giornata primaverile in montagna, mi preparavo al rientro a casa.
Come mia abitudine, non smetto mai di guardarmi intorno, ogni schivo movimento tra la vegetazione cattura il mio sguardo, ogni flebile canto di uccello richiama la mia attenzione nel tentativo di riconoscere ed intercettare la fonte.
D’improvviso scorgo tra i rami di una quercia il frenetico movimento di una coppia di piccoli uccelli che con cadenza regolare vanno e vengono tra i rami ancora spogli, ma ricchi di gemme. La prima impressione viste le dimensioni corporee, la morfologia generale e il frenetico movimento mi riporta subito alla mente una specie ben precisa. Non essendo però del tutto sicuro mi soffermo un attimo e dopo qualche minuto eccoli ricomparire, sono proprio loro, era come pensavo: una splendida coppia di Codibugnoli di Sicilia (Aegithalos caudatus siculus), sottospecie endemica dell’isola.
Sono davvero eccitato per l’incontro, non è sempre facile poterli osservare per lungo tempo, perché costantemente in movimento tra la vegetazione e spesso dopo qualche breve volo si dileguano tra i fitti arbusti o lontano chissà dove.
In questa occasione, invece, i loro spostamenti sono indirizzati in un punto ben preciso dell’albero e dopo pochi minuti di assenza finisce sempre che tornano al punto di partenza. Non riuscendo a scorgere il motivo del loro interesse, mi fermo a distanza per osservarli meglio e capire in cosa sono impegnati. Alla seguente comparsa noto che uno dei due si accovaccia alla base di una ramificazione del tronco posta a qualche metro da terra, e inizia ad effettuare dei movimenti ripetitivi col becco e la testa.
Da una certa distanza, non riuscendo bene a scorgere i dettagli, non comprendo cosa stia accadendo, impugno quindi il binocolo. Mi rendo subito conto che quello che a distanza sembrava essere un grosso lichene sul ramo, in realtà è la base del nido in costruzione. L’adulto è accovacciato e muovendo le testa in più direzioni, tesse una maglia di fili di ragnatela che andrà a costituire la struttura portante del nido. Questa verrà intrecciata esternamente con frammenti di muschi e licheni che lo renderanno totalmente mimetico ed indistinguibile dal resto del tronco. Internamente invece verrà rivestito di piume, raccolte al suolo, che renderanno la camera soffice ed accogliente per la cova ed i nidiacei, ma principalmente garantiranno il mantenimento della giusta temperatura.
La struttura finale del nido è a sacco con apertura posta superiormente, una costruzione davvero sorprendente che mi stupisce ogni qualvolta ne incontro uno. Il camuffamento del nido è a dir poco perfetto e più volte ho avuto difficoltà ad individuarlo immediatamente pur conoscendone esattamente la posizione.
Da questo primo incontro nasce in me la curiosità di approfondire le conoscenze su questo piccolo passeriforme. Inizio a documentarmi e compiere sopralluoghi costanti nel tempo. Inizio così ad individuare più nuclei e coppie che periodicamente torno a trovare.
Trattandosi di una specie territoriale, nel corso degli anni ho potuto riscontrare coppie nidificanti negli stessi luoghi degli anni precedenti. Questo mi ha consentito di documentare alcune fasi della preparazione del nido e, successivamente alla fase di cova volutamente non documentata per non arrecare disturbo in questo delicato momento, di accudimento ed involo dei giovani.
Fotografare questa specie non è stato per nulla semplice, il frenetico movimento e le continue brevi incursioni non lasciano molto tempo per realizzare gli scatti. Seguirli per diversi mesi ed in siti differenti, mi ha permesso di poter raccontare meglio fasi diverse della loro vita.
L’utilizzo di soluzioni mimetiche per gli appostamenti hanno consentito di restare molte ore in attesa di un loro avvicinamento, potendone documentare il comportamento senza arrecare disturbo. Il riconoscimento al canto è un altro strumento fondamentale per individuarne la presenza, non potendoli spesso avvistare a causa della fitta vegetazione. Un debole ma frequente srih-srih-srih ripetuto durante il volo o le ispezioni su alberi ed arbusti in cerca di prede tra fronde e corteccia.
La lunga frequentazione mi ha insegnato a conoscere i comportamenti e le abitudini di questi piccoli e schivi abitanti dei boschi e ancora oggi rizzo le orecchie ogni qualvolta percepisco il loro flebile verso, sperando sempre nella fortuna di poterli ammirare per qualche secondo.