GARDEN WILDLIFE
Per la prima volta il mondo si è fermato, siamo stati costretti a riorganizzare le nostre giornate, il tempo ha acquisito un nuovo valore, un nuovo ritmo.
Ci si è resi conto di quante altre specie vivono intorno a noi, e che, a differenza di quanto si è portati a pensare, queste non sono legate esclusivamente agli ambienti più naturali e selvaggi.
Dal giardino di casa alle intercapedini dei muri, dalle fioriture nei vasi alle inesplorate ore notturne, si susseguono i cicli vitali e quelli stagionali.
Basterebbe uno sguardo più attento per godere di questi eventi, per acquisire una maggiore consapevolezza di ciò che ci circonda, dei luoghi in cui viviamo.
Non tutti i mali vengono per nuocere, ed effettivamente a volte gli eventi ci riservano risvolti inaspettati.
La diffusione della COVID-19 a livello globale ha causato, con tempistiche diverse, un lockdown generale. Un lungo periodo durante il quale siamo rimasti confinati all’interno delle nostre abitazioni.
Per la prima volta il mondo si è fermato, l’economia si è fermata, i trasporti ed i collegamenti si sono fermati. In molti, siamo stati costretti a gestire il nostro tempo in assenza di impegni programmati, dover riorganizzare le nostre giornate, impostare una nuova routine all’interno di uno spazio limitato e ci siamo trovati d’improvviso con molto tempo a disposizione.
Il tempo, appunto, ha acquisito un nuovo valore, un nuovo ritmo. La frenesia che sempre più scandisce le nostre giornate, d’improvviso è venuta meno, abbiamo ricominciato e seguire il naturale trascorrere delle ore, il cadenzato susseguirsi di quegli eventi sempre più trascurati: il sorgere ed il tramontare del sole, l’affascinante ed incessante mutamento delle nuvole, l’arrivo dei primi rondoni in città, la lenta ma evidente crescita di una pianta.
Abbiamo avuto tempo per dedicarci a noi stessi, per riflettere, per rivedere le nostre priorità, per fare i conti con ciò che avevamo rimandato per troppo tempo.
Con quali risultati? Quanto abbiamo imparato da questa lezione?
C’è chi ha rivalutato l’importanza di svolgere attività fisica, chi invece il giusto valore da riconoscere al tempo, chi ha rafforzato le proprie convinzioni sull’importanza di coltivare la terra e chi invece quale peso dare alle proprie scelte quotidiane. Altri probabilmente non avranno tratto nessun insegnamento da questo periodo, e probabilmente continueranno a vivere come se nulla fosse successo. Di sicuro la storia ci insegna che l’uomo non impara facilmente dalla propria esperienza, e che la memoria collettiva ha una vita davvero breve.
La circolazione di notizie riguardo la riconquista degli spazi da parte della natura e i numerosi video e foto provenienti da tutto il mondo, che ritraggono animali a spasso per i centri abitati, all’interno dei porti, vicino le coste o nei giardini pubblici, hanno acceso i riflettori su un tema spesso trascurato. Una maggiore attenzione è stata rivolta al contesto che ci circonda, scoprendo quanto siano ricchi di vita gli ambienti in cui viviamo.
Ci si è resi conto di quante altre specie vivono intorno a noi, e che, a differenza di quanto si è portati a pensare, queste non sono legate esclusivamente agli ambienti più naturali e selvaggi.
Queste evidenze dovrebbero esortarci a ragionare sul presupposto che anche noi, come tutti gli altri esseri viventi, facciamo parte integrante di un sistema col quale condividiamo le risorse e gli spazi. Che la nostra sopravvivenza è strettamente legata a quella degli altri organismi e all’ambiente che costantemente deprediamo, deturpiamo e inquiniamo senza alcun controllo.
Lo stupore scaturito dalla documentazione di questi eventi ha generato la convinzione che la natura, a seguito della nostra momentanea assenza, si sia ripresentata alle nostre porte, quando invece è sempre stata lì.
Gli ambienti antropizzati ospitano un gran numero di specie animali, sia di vertebrati che invertebrati, ben adattate a vivere in questi luoghi, capaci di sfruttare le condizioni e le risorse degli ambienti urbani. All’interno delle nostre abitazioni è possibile, cercando con cura, scovare piccoli invertebrati che vivono indisturbati, se si possiede inoltre uno spazio esterno, le possibilità di effettuare altri interessanti incontri aumenta considerevolmente.
La fauna urbana, escludendo gli animali domestici, annovera ormai un cospicuo elenco di rappresentanti. In questo complesso ritroviamo sia specie autoctone che alloctone, molte delle quali col tempo formano popolazioni stabili.
In Italia, nelle aree urbane, sono state censite ben 356 specie di uccelli, corrispondenti al 73% dell’avifauna della check-list italiana. Molti mammiferi sono quasi sempre presenti, basti pensare ai roditori o ai pipistrelli. Tra gli invertebrati invece vi è l’imbarazzo della scelta, basti pensare che in Italia si contano oltre 250 specie di formiche (alcune delle quali presenti in ambiente urbano), per non parlare delle innumerevoli specie prettamente volatrici che periodicamente fanno visita nelle nostre abitazioni e nei giardini, o di quelle che giovano della sempre abbondante disponibilità di rifiuti che produciamo. Studi effettuati sulla fauna urbana, hanno permesso di censire sino a 1000 specie animali, dimostrando quanto “la natura” sia presente all’interno delle nostre città e quanto limitata sia la nostra percezione di tale aspetto.
La complessa struttura architettonica ed urbanistica crea una diversificazione di ambienti che favoriscono la colonizzazione da parte di specie animali meno esigenti e più adattabili, favorendone la proliferazione e aumentandone la longevità grazie alla notevole disponibilità di risorse, alla scarsità di predatori e alla minore mortalità invernale.
Non sempre questo inurbamento è dettato da un reale vantaggio per la specie, spesso la causa è l’espansione metropolitana che sottrae spazio alle specie che vivono in ambienti marginali o nella campagne, inglobando oltre al territorio anche le specie che vi vivono.
Da queste premesse nasce l’idea di raccontare uno spaccato della diversità presente negli ambienti a noi prossimi, lì dove troppo spesso non guardiamo o che per abitudine trascuriamo. Dal giardino di casa alle intercapedini dei muri, dalle fioriture nei vasi alle inesplorate ore notturne. Si susseguono i cicli vitali e quelli stagionali, dai piccoli invertebrati, che possono trascorrere l’intera vita in uno spazio limitato, agli uccelli migratori, che anno dopo anno ritornano nei luoghi in cui viviamo. Basterebbe uno sguardo più attento per godere di questi eventi, per acquisire una maggiore consapevolezza di ciò che ci circonda, dei luoghi in cui viviamo.
Le fotografie testimoniano alcuni degli incontri fotografati durante il periodo di lockdown in prossimità della mia abitazione, lì dove ho trascorso il periodo di isolamento. L’ambiente non prettamente urbano, ma di certo antropizzato, richiama specie dalle diverse esigenze. Dedicare tempo ed attenzione a queste specie è stata la conferma lampante di quanto incredibile sia la diversità di cui disponiamo e di quanto sia prossima al nostro quotidiano.
Chissà se anche questo insegnamento sia stato recepito e se tali evidenze forniranno nuovi spunti di riflessione sul nostro rapporto con la natura. Una cosa è certa però, per chi pensa che la natura sia un’entità al di fuori dei nostri contesti non si rende conto che sempre e comunque ne facciamo parte, e anche se sopraffatta dalla nostra esuberante cementificazione lei è sempre presente e troppo spesso noi non ce ne rendiamo conto.